Longobucco visto dall’Erbuzietto

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Il vento dalla montagna dell’Erbuzietto  sussurra storie di Longobucco che si perdono nella notte dei tempi.

L’area era ricca di giacimenti minerari, in particolare galena argentifera, che veniva estratta e lavorata dai Sibariti, dai Crotoniati e dai Romani per coniare le loro monete. L’attività mineraria nella zona risale almeno all’VIII secolo a.C. ed alcuni identificano Longobucco come  l’antica città di Temesa o Tempsa, menzionata da Omero nell’Odissea.

 Il centro fu probabilmente fondato in epoca bizantina, forse da rifugiati provenienti dalla costa ionica in fuga dalle incursioni orientali.

Una figura notevole del XIII secolo fu Bruno da Longobucco considerato il primo chirurgo accademico del Medioevo. Si formò a Salerno e Bologna, divenne fondatore e professore all’Università di Padova e scrisse importanti testi chirurgici come la “Chirurgia Magna” e la “Chirurgia Parva”.

Tra il 1806 e il 1808, durante l’invasione francese del Regno di Napoli, Longobucco fu un centro di rivolte antifrancesi e filo-borboniche, guidate da figure locali come Antonio Santoro, detto “Re Coremme”.

Nel XIX secolo, l’area fu fortemente coinvolta nel fenomeno del brigantaggio dopo l’Unità d’Italia. Longobucco diede i natali a diversi briganti famosi, tra cui Domenico Strafaci, detto “Palma”, e Antonio Santoro.

Durante il periodo fascista, Longobucco fu adibito a luogo di confino per prigionieri politici, tra cui notabili senussiti libici e capi della resistenza etiope.

Longobucco è stata storicamente nota per l’artigianato tessile, in particolare per i tappeti e le coperte tessute su tradizionali telai a mano, una tradizione tramandata di generazione in generazione.

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