La Riserva dei Giganti della Sila è un bosco monumentale, testimonianza vivente delle antiche selve silane, in cui si conservano oltre 60 esemplari di pino laricio e acero montano dalle caratteristiche straordinarie: alti fino a 45 m, con tronchi larghi fino a 2 m e un’età media di 350 anni. Inserito oggi tra gli itinerari del Parco Nazionale della Sila, il bosco è una riserva biogenetica dove l’intervento umano ha il solo scopo di lasciare che la natura faccia il suo corso.


La pineta risale al Seicento e fu impiantata dai Baroni Mollo per proteggere dal vento e dal sole il vicino Casino, acquistato nel 1632 insieme alle terre circostanti per 100 ducati, e il piccolo villaggio circostante che nel frattempo era sorto: la chiesa, un pozzo e un mulino, due altri fabbricati e dall’Ottocento la filanda. Si sviluppa nel tempo una tipica azienda latifondistica efficiente e diversificata: si coltivano grano e foraggio, si pascolano buoi e pecore durante la transumanza e si producono legname, pece estratta dai tronchi (nel vicino bosco de I Giganti della Sila), e più tardi la seta. Esaurite le attività alla fine dell’Ottocento, la proprietà viene smembrata con la Riforma agraria degli anni ’50 e resta luogo di villeggiatura della famiglia Mollo fino alla donazione al FAI nel 2016.


Il Casino – un massiccio e austero edificio rettangolare tipico di questo paesaggio d’altipiano (1400 metri di altitudine) – è una costruzione in pietra granitica, di circa 300 mq su due piani: un portoncino introduce al piano terra, dove si trovano una decina di stanze tradizionalmente adibite a stalla e magazzino dei prodotti agricoli, con alte finestrelle a grata – a protezione dalle incursioni dei briganti alla metà dell’Ottocento –, pavimenti in ciottoli o mattoni, una macina e un forno. Dall’androne parte una scala, che conduce al primo piano, dov’erano invece le stanze in uso alla famiglia.

L’edificio sarà restaurato e riallestito dal FAI come un tradizionale casino della selva silana e racconterà attraverso gli arredi tradizionali e i cimeli del passato, affiancati da sofisticate tecnologie per la comunicazione multimediale, la storia di questo angolo di paesaggio rurale del Mezzogiorno d’Italia dal Seicento ad oggi: forma e uso del territorio, storia, economia, società e costumi, in un intreccio tra memorie pubbliche e le vicende private di una nobile famiglia locale da sempre proprietaria del Casino, i Mollo.
L’antica famiglia Mollo risale al 1278, quando Ugone Molli, cavaliere proveniente dalla città di Siena al seguito di Carlo D’Angiò, arriva in Calabria. I primi Mollo a essere aggregati al Sedile di Cosenza sono Angelo e i suoi figli, Celso e Geronimo, nel 1575.

Nella seconda metà del ‘700 Saverio Mollo sposa Maria Vittoria Brunetti, baronessa di Brunetto, che nel 1798 con atto notarile dona al figlio primogenito Vincenzo Maria il titolo e il feudo di Brunetto con tutte le sue prerogative. Vincenzo Maria Mollo è stato sicuramente il personaggio della prima metà del 1800 più noto e in vista di Cosenza, di cui fu più volte sindaco. Di lui parla anche Alexandre Dumas, che fu suo ospite.
Simona Lo Bianco
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